Menu

Autogoverno

2.8 Autogoverno del territorio di Brescia

Nella seconda metà del XV secolo il territorio di Brescia raggiunse la sua stabilità istituzionale, essendo costituito dalle terre sottoposte ai vicari cittadini e dalle podesterie di pianura, Chiari, Orzinuovi e Palazzolo, con l’eccezione di Asola e Lonato. Tra la fine del XV secolo e l’inizio del XVI il corpo territoriale conobbe un progressivo rafforzamento e ampliamento delle proprie competenze. Nel 1516, quando Venezia tornò definitivamente in possesso della provincia bresciana, il territorio era amministrato da alcuni organismi istituzionali già formatisi nel secolo precedente e da un certo numero di ufficiali la cui nomina si era resa necessaria per sopperire all’ampliamento delle funzioni.

Il consiglio generale del territorio era formato dai rappresentanti eletti dalle quadre e dai comuni non inclusi in quadra appartenenti al territorio; comunità e quadre inviavano al consiglio un numero variabile di deputati, sembra tuttavia che indipendentemente dal numero di consiglieri inviati, ciascuna quadra avesse diritto a dare un voto. Al consiglio generale spettava l’elezione degli ufficiali del territorio. Il vero governo della magistratura era nelle mani del consiglio speciale eletto da un numero ristretto di consiglieri, rappresentanti perlopiù delle comunità maggiori del contado come Rovato, Chiari e Orzinuovi, e costituito da una quindicina di membri.

Il consiglio speciale si riuniva varie volte all’anno e approvava l’imposizione delle taglie, determinava la suddivisione di esse tra le comunità e le modalità della loro riscossione, eleggeva i ragionati, i nunzi e i deputati che dovevano trattare con la città o con le comunità e i corpi privilegiati accordi e composizioni. Le cariche di maggior rilevanza erano quelle dei due sindaci e del massaro, accanto a essi vi erano un cancelliere, un servitore, gli esattori e gli scrivani alle biade. I compiti dei sindaci erano di grandissima importanza: essi convocavano e presiedevano i consigli generali; a essi si rivolgeva il rettore veneto della città per chiedere contributi e sussidi a nome del governo centrale o per altre comunicazioni; a essi infine spettava il compito di difendere le cause e i diritti del territorio a Brescia e Venezia; dal 1546 fu stabilito che i sindaci dovessero far redigere al cancelliere l’inventario di tutte le scritture, dei registri e delle “ragioni” del territorio, che dovevano essere custodire dai ministri. Altra carica di grande rilevanza era quella di massaro generale che, coadiuvato dai ragionati, aveva il compito di riscuotere dalle quadre i vari contributi fiscali e di tenere il conto delle entrate e delle uscite.