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Drugolo, castello

Le origini del borgo sono antichissime, forse longobarde. Pare che sulla fine del Trecento la famiglia Gritti ricostruisse il castello nelle sue mura perimetrali, sul precedente castello medievale. Confiscato all’inizio del ‘400 da Pandolfo Malatesta e dato in feudo nel 1409 a Malagnino da Padenghe, venne da questo ceduto ai fratelli Bartolino e Antonio Guarini, i quali, a loro volta, lo cedettero nel 1411 ai milanesi Vimercati. Ribellatisi i Vimercati, venne confiscato di nuovo dal Malatesta il 27 settembre 1414 e ceduto al Comune di Padenghe per 400 ducati d’oro. Uscito il Malatesta dalla scena bresciana, il castello tornò ai Vimercati che il 21 gennaio 1436 lo vendettero per 1600 fiorini e 36 soldi imperiali a Giovanni Averoldi. Con ducale 4 novembre 1452 del doge Francesco Foscari la località venne riconosciuta Comune indipendente dalle Quadre in cui era suddivisa la Riviera. Gli Averoldi accamparono anche diritti particolari come quello di emettere bollette di transito per la Riviera con grave danno dei dazi sul vino per la Repubblica veneta. Il castello venne riedificato nel 1498 e nel 1575, per volontà degli Averoldi, Drugolo venne posta sotto la giurisdizione ecclesiastica della parrocchia di Bedizzole e perciò legata definitivamente alla diocesi di Brescia.
Nel ‘700 Giulio Antonio II Averoldi intraprese una vasta opera di bonifica dei terreni con la costruzione di vasche per la raccolta dell’acqua piovana da utilizzare per l’irrigazione. Contemporaneamente riuscì anche a liberare la zona da bande di banditi che la infastidivano.
Signore assoluto di Drugolo Giulio Averoldi lasciò la proprietà ai figli Giovanni, Angelo e Gherardo. Nelle divisioni il castello rimase ad Angelo, nato nel 1805, che fu podestà di Brescia nel 1848. Questi lo lasciò al figlio Andrea (1839-1920), il quale pochi anni prima di morire vendette il castello e parte dei terreni al cugino Gherardo (1862-1940) che nel 1935 fu costretto a vendere la proprietà al miglior offerente che fu il barone Armando Lanni della Quara. Questi restaurò il castello e demolì le abitazioni dei contadini costruite a ridosso delle mura perimetrali. Il giudizio del Lechi recita:

Tra i pochi castelli residenziali esistenti integri in provincia di Brescia, questo di Drugolo è senz’altro il più eminente in grazia del suo buon stato di conservazione ed anche dei restauri recenti condotti con senso di rispetto, anche se non sempre fedeli al carattere rustico del casamento […]. Oltrepassato il ponte levatoio dopo un androne semplice, ci si affaccia sul cortile dalla pianta quasi quadrata, come il Castello, con le sue quattro brevi facciate varie e interessanti. Bassi porticati, ad archi a tutto sesto e pilastri, si aprono sui lati di mattina e di monte; belle invece le loggette ad archi a tutto centro, con le colonnine in marmo di Verona dai capitelli fogliati, taluni con lo stemma Averoldi, che si svolgono al primo piano, con sette arcatelle sul lato di mezzodì, e con quattro su quello di mattina, sull’androne. Sul lato di monte, invece delle loggette si aprono cinque finestre quadrate con una larga cornice in pietra […]. Al secondo piano, soltanto su questo lato, vi è una loggetta con sette archi inflessi, irregolari. Nell’interno, a pian terreno rispetto al cortile, vi sono quattro belle sale, con volta a botte, che guardano verso mezzodì; due di esse hanno le volte ben decorate dal Tellaroli, buon pittore del principio del secolo XIX. Nei piani superiori le stanze sono a travetti, come tutte le nostre vecchie case, ma vi è stata una troppo abbondante opera di restauro.

Morti della Selva
Nella selva settentrionale di Drugolo c’è un santuario sorto su un lazzaretto che fin dal 1445 raccolse gli appestati di Drugolo e di Padenghe. Il santuario venne costruito dopo la peste manzoniana e tra le altre cose raccolse al suo interno le stampelle donate dai malati guariti dalla peste. Qualche anno prima, nel 1575, assieme a Drugolo, venne posto dagli Averoldi sotto la giurisdizione ecclesiastica della parrocchia di Bedizzole e perciò legato definitivamente alla diocesi di Brescia. Nel 1723 venne ricostruito nelle linee attuali. Un segno della devozione della popolazione sono i molti ex voto e la stele sormontata da croce eretta nel 1854 da Angelo Serina di Lonato, mentre una croce rinnovata nel 1888 ricorderebbe alcune fanciulle che per sfuggire alle insidie di soldati francesi perirono in una buca di calce viva.

La famiglia Averoldi
Il più antico esponente conosciuto dell’antica famiglia Averoldi è un certo Rovadus de Averoldis, notaio nominato nei documenti del monastero di santa Giulia nel 1253. Come notai e anziani del Comune di Brescia gli Averoldi sono presenti a partire dal XIII secolo. Furono patrizi originari, iscritti prima del 1488, titolari di vasti possedimenti a Drugolo, Cadignano, Bettegno di Pontevico, Pompiano, Bagnolo Mella, Gussago, Castegnato. Motto: “Totum est medium”.

Stemma d’oro alla banda di rosso

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